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La Mostra del mobile

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Dall’artigianato del mobile d’arte al distretto produttivo del mobile e alla prima mostra del mobile d’arte.

[/vc_column_text][vc_separator type=”transparent” up=”65″][vc_column_text]Nel dopoguerra con la ricostruzione del Paese e la ripresa dell’economia la fama del mobile d’arte si diffonde a tal punto che anche importanti quotidiani iniziano ad elogiarlo.
E’ il mobile d’arte, costruito rigorosamente a mano e non in serie bensì in misura limitata, secondo i canoni prestabiliti dalla Scuola del Merlin, che incontra il successo del pubblico.Il segreto del successo del mobile d’arte di Asparetto è quello di essere costruito artigianalmente senza sistemi meccanici, e di perseguire l’essenza del bello.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”60px”][vc_column_text]Alcune pubblicazioni già dal 1949 così lo descrivevano:[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_tta_pageable][vc_tta_section title=”Sezione 1″ tab_id=”1634717716666-d5758417-3a7f”][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1/3″ css=”.vc_custom_1634718742562{background-position: 0 0 !important;background-repeat: no-repeat !important;}”][vc_single_image image=”15400″ img_size=”500×500″ qode_css_animation=””][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″][vc_column_text]Amore per il bello degli artigiani di Asparetto. “Il Corriere” 19-20 maggio 1949.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]“Il Corriere” 19-20 maggio 1949.
“Capitando ad Asparetto di Cerea in questo paesello del Basso Veronese, poche case sparse intorno alla chiesa dal campaniletto aguzzo, nella sterminata pianura verde di prati …troviamo la difficile arte della tarsia e un laboratorio che può definirsi clinica dei mobili antichi.” “Da oltre due secoli quest’arte si coltiva in seno alla famiglia,quella dei Merlin, che dopo aver ereditato l’abilità e il gusto dei vecchi “remesseri veneziani” l’ha tramandata di padre in figlio non solo originando una vera e propria industria, ma quel che più conta perfezionando la tecnica fino ad ottenere l’esatta ed inconfondibile imitazione degli esemplari antichi e creando una scuola artigiana locale oggi assai numerosa perché ha appendici anche nei paesi vicini da Bovolone a Cerea, da Sanguinetto a Nogara . Si è quindi venuta a formare in questa zona come una piccola Brianza, dove però il mobile non si produce in serie , bensì in misura molto limitata e con severo intendimento dell’arte, e con sistemi che escludendo la razionalità meccanica, si affidano solo all’abilità manuale, dell’artefice che talvolta crea ma più spesso si attiene ai modelli del passato.” G.S.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 2″ tab_id=”1634717716695-55ba3347-c9ce”][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1/3″ css=”.vc_custom_1634718742562{background-position: 0 0 !important;background-repeat: no-repeat !important;}”][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”15401″ img_size=”500×500″ qode_css_animation=””][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″][vc_column_text]“La loro tecnica, la bravura e il buon gusto degli artigiani di Asparetto sono notevoli e si rivelano specialmente nei mobili di grande mole a complesse raffigurazioni di paesaggio , di persone e geometrie ,oppure nei mobiletti piccoli dove la finezza e la precisione del lavoro hanno da essere ancora più perfette.I legni più comunemente adoperati sono quelli della zona alpina e alcuni esotici:l ‘acero, il noce, l ‘olivo , il ciliegio ,il pero ,il melo , il palissandro , il mogano , il bosso . Essi vengono ritagliati in tavolette di varia grandezza e assai sottili di tre millimetri di spessore.I risultati sono tali da non avere niente da invidiare agli esemplari antichi.Il genio dei “remesseri veneziani”, che portarono l’arte del mobilio alle più alte e ardite espressioni, rivive così in questo angolo tranquillo ed agreste della pianura veronese, ad opera di modesti artigiani, i quali gareggiano in bravura con altri loro compagni,sparsi in molte zone del Veneto e d’Italia, a riconfermare le superiori qualità della nostra stirpe, che sa rinnovare e perpetuar le glorie e i fasti di una millenaria e intramontabile civiltà”

Nell’umiltà di una bottega artigiana ho trovato i “remesseri della Serenissima” da “Il Corriere del Mattino – 27 ottobre 1949”.
“Nel 1949 il tesoro del mobile d’arte ha già valicato monti e solcato oceani e gli stranieri che l’anno avuto si precipitano da anni alla sua ricerca, tra cui americani, danesi, austriaci, tedeschi, greci e turchi….”
Da allora furono versati fiumi di inchiostro per narrare l’incredibile avventura del mobile d’arte del Basso Veronese e del suo inventore Giuseppe Merlin.
Nel 1956 tra il 16 e il 23 settembre viene istituita la prima grande rassegna del mobile d’arte organizzata dal Comune di Cerea .
Parteciparono in tutto 29 espositori e 16 erano di Asparetto.
Tra gli espositori le ditte Bellè, Ferrarese, Patuzzo, Dionisi, Faccio, Speranza. De Carli, oltre agli stessi Merlin Vasco e Remo sono tra gli artigiani immortalati nella famosa foto storica della scuola-bottega del Merlin.
De Carli, Faccio e Ferrarese erano di Comuni vicini quindi considerando oltre agli 16 artigiani di Asparetto altri 3 artigiani si può affermare con certezza che almeno 19 espositori della prima mostra del Mobile d’arte derivavano direttamente dalla Scuola del Merlin.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione” tab_id=”1634718820813-ba1bcedd-8852″][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1/3″ css=”.vc_custom_1634718774561{background-position: center !important;background-repeat: no-repeat !important;background-size: cover !important;}”][vc_single_image image=”15387″ img_size=”500×500″ qode_css_animation=””][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]Un altro particolare curioso è che gli stessi caratteri tipografici gotici usati per il cartoncino della mostra erano quelli in uso sulla carta stampata della antica ditta Merlin . Ma anche su numerose vecchie insegne di altre ditte artigiane del mobile d’arte c’erano gli stessi caratteri e qualcuna ormai sbiadita si vede ancora di tanto in tanto lungo le strade principali. Segno forse di uno spontaneo riconoscimento di una “famiglia” a cui gli artigiani del mobile d’arte sentirono già fin da allora instintivamente di appartenere.
I cancelli della ditta Merlin erano aperti a tutti, gli allievi –operai giravano liberamente,chiunque poteva apprendere e diffondere le competenze acquisite. Merlin Giuseppe non concepì la sua ditta come un luogo privato bensì come un luogo pubblico in cui accogliere come in una grande famiglia tutti i figli volonterosi.
Giuseppe Merlin aveva gettato le basi per quello che è oggi uno dei più importanti distretti industriali del mobile.
Da allora i mobili d’arte furono portati in tutto il mondo e nelle abitazioni più lussuose,sono a Mosca (al Cremlino), a Tokyo, a Washington, in Australia, nelle Filippine, nelle Molucche, in India …, anche alla Casa Bianca ci sono mobili di Cerea, sono inseriti nelle collezioni di numerosi musei d’arte,e…….. gli “autentici MERLIN ” del primo novecento sono ormai battuti alle aste antiquarie.

Nel 1963 viene scritto il primo libro. “Il mobile d’arte della Bassa Veronese”da parte del Prof. Ezio Filippi. “ I Comuni interessati sono quattordici: Bovolone, Casaleone, Cerea, Concamarise, Gazzo, Isola della Scala,Isola Rizza, Nogara, Oppeano, Roverchiara, Salizzole, S. Giovanni Lupatoto e S.Pietro di Morubio.
Gli operai qualificati e dirigenti sono 2.362, le donne e i ragazzi 346 egli apprendisti 602 per un totale di 3310 individui, e di 655 imprese.” In un articolo del 1966,dopo soli tre anni si parlerà già di 5 – 6000 imprese.
Dopo la morte di Giuseppe Merlin, avvenuta nel 1964, il Comune di Cerea dedicava una via al suo nome nella zona in cui era nato.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_tta_section][/vc_tta_pageable][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”element_from_bottom” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”grid” angled_section=”no” text_align=”center” background_image_as_pattern=”without_pattern” padding_bottom=”70″ transition_delay=”0.4″ z_index=””][vc_column offset=”vc_col-lg-offset-0 vc_col-lg-12 vc_hidden-lg vc_col-md-offset-0 vc_col-md-12 vc_hidden-md vc_hidden-sm vc_col-xs-12 vc_hidden-xs”][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner][vc_column_text]

LA MOSTRA DEL MOBILE

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Dall’artigianato del mobile d’arte al distretto produttivo del mobile e alla prima mostra del mobile d’arte.

[/vc_column_text][vc_separator type=”transparent” up=”65″][vc_column_text]Nel dopoguerra con la ricostruzione del Paese e la ripresa dell’economia la fama del mobile d’arte si diffonde a tal punto che anche importanti quotidiani iniziano ad elogiarlo.
E’ il mobile d’arte, costruito rigorosamente a mano e non in serie bensì in misura limitata, secondo i canoni prestabiliti dalla Scuola del Merlin, che incontra il successo del pubblico.Il segreto del successo del mobile d’arte di Asparetto è quello di essere costruito artigianalmente senza sistemi meccanici, e di perseguire l’essenza del bello.[/vc_column_text][vc_column_text]Alcune pubblicazioni già dal 1949 così lo descrivevano:[/vc_column_text][vc_column_text]“Il Corriere” 19-20 maggio 1949.
“Capitando ad Asparetto di Cerea in questo paesello del Basso Veronese, poche case sparse intorno alla chiesa dal campaniletto aguzzo, nella sterminata pianura verde di prati …troviamo la difficile arte della tarsia e un laboratorio che può definirsi clinica dei mobili antichi.” “Da oltre due secoli quest’arte si coltiva in seno alla famiglia,quella dei Merlin, che dopo aver ereditato l’abilità e il gusto dei vecchi “remesseri veneziani” l’ha tramandata di padre in figlio non solo originando una vera e propria industria, ma quel che più conta perfezionando la tecnica fino ad ottenere l’esatta ed inconfondibile imitazione degli esemplari antichi e creando una scuola artigiana locale oggi assai numerosa perché ha appendici anche nei paesi vicini da Bovolone a Cerea, da Sanguinetto a Nogara . Si è quindi venuta a formare in questa zona come una piccola Brianza, dove però il mobile non si produce in serie , bensì in misura molto limitata e con severo intendimento dell’arte, e con sistemi che escludendo la razionalità meccanica, si affidano solo all’abilità manuale, dell’artefice che talvolta crea ma più spesso si attiene ai modelli del passato.” G.S.[/vc_column_text][vc_column_text]Amore per il bello degli artigiani di Asparetto. “Il Corriere” 19-20 maggio 1949.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”15400″ img_size=”full” qode_css_animation=””][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]“La loro tecnica, la bravura e il buon gusto degli artigiani di Asparetto sono notevoli e si rivelano specialmente nei mobili di grande mole a complesse raffigurazioni di paesaggio , di persone e geometrie ,oppure nei mobiletti piccoli dove la finezza e la precisione del lavoro hanno da essere ancora più perfette.I legni più comunemente adoperati sono quelli della zona alpina e alcuni esotici:l ‘acero, il noce, l ‘olivo , il ciliegio ,il pero ,il melo , il palissandro , il mogano , il bosso . Essi vengono ritagliati in tavolette di varia grandezza e assai sottili di tre millimetri di spessore.I risultati sono tali da non avere niente da invidiare agli esemplari antichi.Il genio dei “remesseri veneziani”, che portarono l’arte del mobilio alle più alte e ardite espressioni, rivive così in questo angolo tranquillo ed agreste della pianura veronese, ad opera di modesti artigiani, i quali gareggiano in bravura con altri loro compagni,sparsi in molte zone del Veneto e d’Italia, a riconfermare le superiori qualità della nostra stirpe, che sa rinnovare e perpetuar le glorie e i fasti di una millenaria e intramontabile civiltà”

Nell’umiltà di una bottega artigiana ho trovato i “remesseri della Serenissima” da “Il Corriere del Mattino – 27 ottobre 1949”.
“Nel 1949 il tesoro del mobile d’arte ha già valicato monti e solcato oceani e gli stranieri che l’anno avuto si precipitano da anni alla sua ricerca, tra cui americani, danesi, austriaci, tedeschi, greci e turchi….”
Da allora furono versati fiumi di inchiostro per narrare l’incredibile avventura del mobile d’arte del Basso Veronese e del suo inventore Giuseppe Merlin.
Nel 1956 tra il 16 e il 23 settembre viene istituita la prima grande rassegna del mobile d’arte organizzata dal Comune di Cerea .
Parteciparono in tutto 29 espositori e 16 erano di Asparetto.
Tra gli espositori le ditte Bellè, Ferrarese, Patuzzo, Dionisi, Faccio, Speranza. De Carli, oltre agli stessi Merlin Vasco e Remo sono tra gli artigiani immortalati nella famosa foto storica della scuola-bottega del Merlin.
De Carli, Faccio e Ferrarese erano di Comuni vicini quindi considerando oltre agli 16 artigiani di Asparetto altri 3 artigiani si può affermare con certezza che almeno 19 espositori della prima mostra del Mobile d’arte derivavano direttamente dalla Scuola del Merlin.

Un’altro particolare curioso è che gli stessi caratteri tipografici gotici usati per il cartoncino della mostra erano quelli in uso sulla carta stampata della antica ditta Merlin . Ma anche su numerose vecchie insegne di altre ditte artigiane del mobile d’arte c’erano gli stessi caratteri e qualcuna ormai sbiadita si vede ancora di tanto in tanto lungo le strade principali. Segno forse di uno spontaneo riconoscimento di una “famiglia” a cui gli artigiani del mobile d’arte sentirono già fin da allora instintivamente di appartenere.
I cancelli della ditta Merlin erano aperti a tutti, gli allievi –operai giravano liberamente,chiunque poteva apprendere e diffondere le competenze acquisite. Merlin Giuseppe non concepì la sua ditta come un luogo privato bensì come un luogo pubblico in cui accogliere come in una grande famiglia tutti i figli volonterosi.
Giuseppe Merlin aveva gettato le basi per quello che è oggi uno dei più importanti distretti industriali del mobile.
Da allora i mobili d’arte furono portati in tutto il mondo e nelle abitazioni più lussuose,sono a Mosca (al Cremlino), a Tokyo, a Washington, in Australia, nelle Filippine, nelle Molucche, in India …, anche alla Casa Bianca ci sono mobili di Cerea, sono inseriti nelle collezioni di numerosi musei d’arte,e…….. gli “autentici MERLIN ” del primo novecento sono ormai battuti alle aste antiquarie.

Nel 1963 viene scritto il primo libro. “Il mobile d’arte della Bassa Veronese”da parte del Prof. Ezio Filippi. “ I Comuni interessati sono quattordici: Bovolone, Casaleone, Cerea, Concamarise, Gazzo, Isola della Scala,Isola Rizza, Nogara, Oppeano, Roverchiara, Salizzole, S. Giovanni Lupatoto e S.Pietro di Morubio.
Gli operai qualificati e dirigenti sono 2.362, le donne e i ragazzi 346 egli apprendisti 602 per un totale di 3310 individui, e di 655 imprese.” In un articolo del 1966,dopo soli tre anni si parlerà già di 5 – 6000 imprese.
Dopo la morte di Giuseppe Merlin, avvenuta nel 1964, il Comune di Cerea dedicava una via al suo nome nella zona in cui era nato.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”15401″ img_size=”full” qode_css_animation=””][vc_empty_space height=”20px”][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row]